L'ultimo saluto a Pavarotti
In migliaia alla camera ardenteIl feretro nel Duomo di Modena da ieri sera. La bara bianca accompagnata dall'applauso della folla. Bocelli canterà durante il funerale, attesi tanti nomi celebri dello spettacolo e della politicaModena , 7 settembre 2007 - Una moltitudine di persone in fila per firmare il libro delle condoglianze, per vedere arrivare la bara bianca accolta con un applauso, per esserci, per partecipare al grande saluto collettivo. In serata la salma di Big Luciano è stata traslata nel Duomo di Modena, dove è stata allestita fino a domani mattina la camera ardente e dove nel pomeriggio alle 15 avranno luogo i funerali in forma solenne. Durante la cerimonia Andrea Bocelli, grande amico di Pavarotti, interpreterà un noto canto eucaristico, il Panis angelicus. Probabilmente alle esequie sarà presente anche Bono degli U2.
Quando la voce che lo ha reso una leggenda mondiale lo ha via via abbandonato, come la fiammella tremolante di una candela che si stava inesorabilmente spegnendo, si è affidato al sorriso. Luciano Pavarotti ha continuato a lottare con un’espressione melanconica, ma mai rassegnata, rincuorando la moglie Nicoletta, le figlie, la piccola Alice e Cristina, Lorenza e Giuliana, avute dalla prima consorte Adua Veroni. E poi gli amici di sempre, affettuosamente raccolti attorno al suo capezzale, nella tenuta di Santa Maria di Mugnato nella campagne alle porte di Modena.
Il grande tenore si è arreso nelle prime ore di ieri, verso le 5 di mattina, nella sua terra, che gli dedicherà il Teatro Comunale, tra la sua gente. Aveva scelto la quiete della villa immersa nel parco e circondata dalle rose nella quale, oltre alla costruzione che ospita il ristorante Europa 92, adiacente all’abitazione, sorgono la stalla e il maneggio, perché i cavalli erano la sua passione, suggellata dall’idea di istituire il prestigioso concorso ippico internazionale che ha visto all’opera i più celebrati campioni.
In questa residenza isolata e tranquilla, presidiata con discrezione dalle forze dell’ordine, dopo che la notizia della morte aveva fatto il giro del mondo, Pavarotti ha trascorso gli ultimi giorni della sua esistenza.
Lì lo hanno assistito i medici del centro oncologico del Policlinico di Modena che lo hanno avuto in cura il mese scorso, quando le sue condizioni di salute avevano cominciato a preoccupare.
Luciano Pavarotti era infatti stato ricoverato al Policlinico la sera dell’8 agosto per una febbre un po’ troppo alta che lo aveva colpito mentre stava trascorrendo un periodo di riposo nella sua villa sulle colline di Pesaro, assieme alla moglie Nicoletta Mantovani e alla figlioletta Alice, nata nel 2003 all’ospedale Sant’Orsola di Bologna.
Dopo l’operazione al pancreas per asportare la massa tumorale, eseguita a New York nel luglio 2006, il tenore seguiva da mesi terapie specifiche. Nel bollettino medico emesso all’indomani del ricovero a Modena si parlava di «stato febbrile», ma anche di «condizioni soddisfacenti» e della possibilità di dimissioni fin dalle giornate immediatamente successive. Big Luciano era provato, fisicamente, aveva perso sì una trentina di chili di peso, ma non il buonumore e la voglia di lottare contro il male, con caparbietà e coraggio.
Alla vigilia di Ferragosto i medici erano pronti a dimetterlo, tanto le sue condizioni generali di salute erano migliorate, ma pare sia stato proprio Pavarotti a scegliere di prolungare la degenza, perché si sentiva più protetto in ospedale, dove poteva contare su un’assistenza costante e tempestiva.
Il 20 agosto la direzione del Policlinico aveva diffuso una nota per spiegare che il ricovero si sarebbe protratto ancora qualche giorno «per accertamenti». Sabato 25 agosto le dimissioni e il ritorno nella sua villa di campagna a Santa Maria di Mugnano, per «continuare la convalescenza nella serenità dell’ambiente familiare», ma sempre assistito dai medici del dipartimento di Oncologia ed ematologia.
Voci non confermate, ma nemmeno smentite sul declino finale di Pavarotti — che alternava periodi di lucidità a momenti di perdita di conoscenza — si erano diffuse negli ultimi due giorni. Ma la sua lenta agonia non è stata un oblio totale.
«Luciano Pavarotti è sempre stato molto cosciente della situazione, ha cercato di combattere questa malattia. E’ stato molto presente di quello che succedeva, ma anche molto sereno», ha raccontato Antonio Frassoldati, medico oncologo del Policlinico modenese. E il professor Pier Franco Conte, l’oncologo che ha coordinato l’équipe che lo ha seguito anche a casa ricorda: «Penso non abbia sofferto, ha affrontato la malattia con serenità e forza d’animo, senza perdere l’ottimismo. E senza risparmiare battute in modenese alle infermiere».
I sanitari si sono attenuti fino all’ultimo alla consegna del silenzio voluta dalla famiglia e a dare l’annuncio della morte è stato il manager del tenore, Terry Robson, con un comunicato ufficiale.